Se c’è qualcosa di davvero unico nel territorio siciliano è la sua straordinaria capacità di essere sempre diverso da se stesso. È mare, spiagge meravigliose e gamberi rossi. È l’Etna, alto e svettante su una Catania che dà sul mare. È porti, dominazioni, contaminazioni di culture tutte diverse. È il suo capoluogo, Palermo, unico e indomabile. È il suo teatro lirico, il più grande d’Italia, con la sua architettura di gusto neoclassico, e anche le costruzioni barocche di Noto e i complessi greci della Valle dei Templi. È le sue coltivazioni, le sue gialle colline, i suoi prodotti, la sua gente. Le sue campagne, i suoi borghi, le sue rovine.
La Sicilia è tanti ecosistemi messi insieme, colori infiniti pronti a entrare nella pancia e nell’anima. Ma è contemporaneamente sempre uguale, riconoscibile e diversa da qualunque altro luogo. È questa terra che abbiamo voluto preservare, che abbiamo nel cuore e di cui ci prendiamo cura. È questa terra che vogliamo raccontare.
Castronovo è un luogo da scoprire, da vivere e da ricordare, anche a distanza. Storia, tradizioni, scorci paesaggistici, opere architettoniche ed eccellenze agroalimentari: un luogo dimenticato dal tempo, ma vivo in tutta la sua cultura e in tutta la sua straordinaria unicità. Esattamente come la Sicilia.
Un comune puro e incontaminato che non conosce il turismo ma sa essere accogliente con pellegrini di passaggio e visitatori. Un territorio pieno di storia che ha accompagnato secoli di culture, riti e tradizioni. Un territorio che, cosciente dell’importanza del passato, lo ricorda con uno sguardo rivolto al presente e al futuro. E il nostro viaggio inizia nella contrada Grotte, dove inizia anche la storia di Castronovo. Qui l’azienda Colle San Vitale ha posato le sue fondamenta, a ricordo di un luogo per certi versi sacro, e qui ha iniziato a curare gli ulivi con le tecniche tradizionali tramandate da generazioni. La storia del nostro Olio è una storia che inizia tra queste grotte: il Capelvenere è una felce dalle fronde leggere e delicate che germoglia negli anfratti più grandi delle grotte. Lì veniva venerata la dea cartaginese Tanit, e lì un popolo sicano viveva nel VI secolo a.C. Ci piace pensare che sia proprio la dea della bellezza e della fertilità a rendere così vivo il terreno che con così tanta cura coltiviamo.
Tutto il territorio che seguendo il fiume Platani passa dalle Grotte all’altopiano del Kassar è stato abitato per secoli da tutte le popolazioni che vi si sono insidiate e grazie alla sua posizione centrale tra Agrigento e Palermo è diventato un luogo di passaggio unico e rilevante, al punto che secondo una recente e rivoluzionaria teoria potrebbero essere questi i luoghi dove sorgeva l’antica città di Petra. Proprio sulla riva del fiume Platani, nella chiesa di San Pietro, fu convocato in periodo normanno il primo Parlamento Siciliano. L’evento passò alla storia come il “Giuramento di Castronovo”: i nobili siciliani deliberarono di non riconoscere Martino come re della Sicilia, in quanto l’aver sposato Maria, figlia di Federico III d’Aragona, dopo averla rapita, non poteva essere considerato motivo valido per recriminare il regno.
A Castrunovu cinquanta baruna di tutti li paisi e li citati ccu arceri, ccu cavaddi e ccu piduna juraru supra di li spati pue mannaru un currieri a la curuna: ‘siemmu cca tutti pronti e boni armati a sirvimientu di la sacra curuna a difesa di Vostra maistati’. - Poesia popolare
Di storie simili è piena la storia di questo territorio, e gli abitanti del luogo le ricordano e le tramandano a pellegrini e turisti, che si fermano lungo la via Francigena, che vogliono conoscere il segreto di questi luoghi o che semplicemente sono attratti dalle nostre meraviglie naturali e gastronomiche. È grazie a queste storie che possiamo guardare più indietro, fino ai primi insediamenti sull’altopiano del Kassar e sul Colle di San Vitale - che si estende come un lungo e stretto sperone -, e comprendere almeno in parte la commistione che rende questa terra (come il resto della Sicilia) un incredibile mix di culture, dominazioni e arti.
Alto fino a 1100 metri, l’altopiano del Kassar era un sito dominante e inespugnabile, già nel periodo della dominazione greca, per via della sua posizione strategica economica e politica (dalle tre vallate che si sviluppano attorno a esso diparte il valico di Santa Caterina, passaggio verso l’ovest della Sicilia).
Era lì che sorgeva Krastos, che con il tempo divenne Castrum: l’antica Castronovo aveva vissuto in prima linea ogni passaggio di culture, e la posizione dominante del “castrum” in contrada Ministalla e del Colle di San Vitale erano ideali per costruire delle roccaforti. Lì attorno fu eretta una lunga muraglia che cingeva tutto il versante nord dell’altura, per proteggersi dall’imminente dominazione islamica, e tutt’ora è un’emozione indescrivibile osservare da quelle mura il paesaggio circostante.
Quel che suscita sempre, non appena si mette piede in Sicilia, l'impressione profonda dell'Oriente, è il timbro della voce, l'intonazione nasale dei banditori per le strade. La si ritrova ovunque, la nota acuta dell'arabo, quella nota che sembra scendere dalla fronte nella gola, mentre, nel nord, sale dal petto alla bocca. - Guy de Maupassant
Fu durante il XII secolo, dopo la distruzione della cittadella sulla rupe, che parte della popolazione si spostò nei territori sottostanti al Kassar, e lì sorsero due borgate intorno a due ricche sorgenti: il Rabat e il Rakal-biat.
Gli arabi chiamarono questi insediamenti Qasr Nūbū (che sarebbe diventata Castronovo). E poi normanni, spagnoli, siciliani e il Regno d’Italia. Contaminazioni, culture, idee, popoli, guerre, rovine, mulini, arte, gastronomia, agricoltura e ambiente, tutti insieme a concorrere per rendere Castronovo il comune - e il territorio - che è, in una scoperta senza fine di cui questo viaggio è soltanto l’inizio.
Quelle contaminazioni di culture e di popoli si mostrano anche nella costruzione medioevale delle strade - spesso strettissime, dove nessuna auto può passare -, nelle tantissime diverse architetture dei luoghi di culto e dei palazzi, nel carattere multiculturale di un piccolo borgo che ha visto la storia dell’umanità passargli davanti e scorrergli attraverso. E da dove iniziare a raccontare questo borgo se non proprio dalla chiesa di San Vitale? Nata da un dongione normanno che sovrastava il quartiere del Rabat, deve il suo nome alla leggenda a cui abbiamo dedicato il nostro Olio del Colle e dà il nome alla contrada “Oliva di San Vitale”.
È da lì che inizia un percorso che ci permette di esplorare le vie più caratteristiche, raggiungendo chiese e architetture civili di importanza storica e artistica. La storia di Castronovo racconta di più di 40 chiese dislocate lungo il centro abitato e nelle zone rurali. Tra queste il Duomo della SS. Trinità, con opere di Gagini e Lo Cascio e un apparato decorativo in stucco realizzato da Antonio Messina; la Chiesa di San Francesco, un vero e proprio piccolo museo; la Chiesa di San Giorgio, e tantissime altre. È scoprirle, viverle e poi testimoniarle il vero segreto che ha portato pellegrini da tutto il mondo a restare estasiati e stupiti di quanta storia sia condensata in un piccolo borgo con meno di 3000 abitanti.
E tra quelle chiese le strade: scendendo dalla Chiesa di San Vitale è impossibile non fermarsi a scoprire le scale basse e lunghe che adornano le vie - rigorosamente in salita - del borgo, fermarsi a osservare un’ape che sta impollinando un fiore, e quasi per caso raggiungere il Fonte Rabato. Un abbeveratoio rettangolare realizzato in pietra ai margini della piazza, e al centro il lavatoio pubblico, entrambi risalenti ai primi insediamenti urbani nella zona.
Risalire lungo Piazza Pepi permette di raggiungere Piazza Duomo, e lungo il corso è d’obbligo una fermata al Palazzo Municipale per scoprire gli affreschi della sala della segreteria e i cimeli dell’ufficio del Sindaco. Ogni via, dalla più grande alla più piccola, nasconde attimi di vita vissuta, tra la gente - cordiale e accogliente -, i vecchi edifici e le piazze grondanti di storia.
È proprio percorrere quelle vie che permette di raggiungere il Fonte Regio, nel vecchio quartiere del Rakal-biat, risalente al 1567, e poco più lontano il Palazzo Giandalia, costruito sul muro di cinta dell’antico borgo e decorato con affreschi realizzati da Giuseppe Enea, pittore e decoratore del Teatro Massimo di Palermo.
Da lì è naturale percorrere via Cappuccini per raggiungere il Convento, fondato nel 1610 dopo aver abbandonato il precedente, poco fuori da Castronovo. E pochi metri più avanti, la Chiesa del Calvario, di chiara eredità della dominazione spagnola. Ancora storia, religione, cultura e arte che si mischiano, senza soluzione di continuità, per offrire quel luogo unico che è Castronovo.
E perché no, magari anche assaggiare qualcuna delle creazioni della pasticceria di Giuseppe Sparacello, giovane maestro pasticcere dalla mano attenta ed esperta, che ha permesso che la tradizione si fondesse con un approccio sempre più contemporaneo nelle forme e negli accostamenti, fino a giungere a creazioni realizzate con materie prime selezionate del nostro territorio.
L'Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. - Johann Wolfgang von Goethe
All’inizio del percorso urbano il Colle di San Vitale. Alla sua chiusura un altro dei fonti, il Fonte Kassar, stavolta circolare e molto più moderno (risalente al 1901) che prende l’acqua direttamente dall’altopiano del Kassar. Dal Kassar, che oggi, come millenni fa, è sempre pronto ad aiutare i castronovesi, a farsi ammirare per la sua bellezza, e a dare una meravigliosa vista a chi si avventura fuori dal centro abitato.
E in effetti fuori dal centro abitato c’è un paesaggio semplicemente meraviglioso tutto da esplorare. Risalendo lungo l’altopiano del Kassar, ci si può fermare ad ammirare siti archeologici, scoprire vecchi borghi ormai completamente disabitati e palazzi e castelli risalenti a un tempo ormai dimenticato, fermarsi a mangiare qualcosa nell’Area Attrezzata di Santa Caterina o donare un po’ di ristoro all’anima sul Monte Carcaci.
Proprio da quelle parti la Fattoria Carcaci si propone come un luogo di ristoro, rifugio per pellegrini e scout. Caseifici e aziende locali hanno sempre la porta aperta a viandanti, pellegrini e turisti: Castronovo ha una storia millenaria di accoglienza, e non l’ha mai dimenticata. Per questo vive in noi castronovesi l’orgoglio di poter donare, insieme all’accoglienza, esperienze uniche e paesaggi indimenticabili.
Fermarsi ad assaggiare la Tuma Persa, andando verso il Lago Fanaco, oppure prendere dalle proprie provviste da viaggio un po’ di pane, metterci su del pomodoro, un pizzico di sale, e un filo di Olio del Colle. Mentre il panorama si perde, a vista d’occhio, e ci si ricorda di nuovo di quanto sia meraviglioso semplicemente essere vivi. Magari sulle rive del lago, in mezzo a tutti i colori del Kassar.
In Sicilia i colori non si limitano a finire negli occhi, ti entrano dentro le vene e le ossa. - Fabrizio Caramagna